La collezione di stampe su seta e in genere su stoffa dell'Archiginnasio
di Bologna è forse una delle più ricche esistenti in Italia, certamente
è una delle più caratteristiche. Sono 155 pezzi che abbracciano un arco
cronologico di tre secoli dal XVII al XIX: sete e stoffe di tutti i colori
con figure in nero e a colori, con bordure e altri elementi ornamentali.
Scheda
sintetica descrittiva del fondo speciale Stampe su seta e su tela
Nel 1933 il direttore Albano Sorbelli ne dà notizia in «L'Archiginnasio. Bullettino
della Biblioteca comunale di Bologna», dicendo che la collezione
era stata descritta e schedata l'anno prima. Esiste infatti
un sommario inventario manoscritto ( Inventari mss., vol. VII,
cc. 74-98) e uno dattiloscritto solo dei primi 112 pezzi. Nel
1991 il direttore Valerio Montanari dà notizia sul bollettino
della biblioteca
del restauro dei pezzi che nell'occasione
vengono anche stesi e posti dentro appositi passe par tout. Il
lavoro fu eseguito dal Centro Restauri Manufatti tessili di Milano.
Gli omaggi poetici attestanti simpatia, compartecipazione, devozione,
rispetto verso qualcuno, risalgono ad un'antica tradizione che, dalle
origini stesse della stampa nel XV secolo, si mantenne viva fino alla
fine dell'Ottocento con una vastissima produzione in gran parte intimamente
connessa al sentimento religioso e che alimentava nello stesso tempo un
mercato tipografico spesso in difficoltà. La frequenza con cui si ricorreva
a commissioni di questo tipo per celebrare le occasioni più svariate costituisce
un'ottima opportunità di lavoro e una fetta rilevante di mercato per un
genere letterario che, per la sua straordinaria diffusione, diventa un
vero e proprio "fenomeno di costume". Si tratta cioè di pubblicazioni
considerate minori (se non necessariamente per la qualità letteraria,
sicuramente dal punto di vista della diffusione, circoscritta, e della loro durata come prodotto
culturale che, solo in rarissimi casi, sopravvive all'evento stesso di cui è protagonista il dedicatario)
destinate a promuovere momenti significativi della vita di personaggi illustri
e a suggellarne il ricordo nella cittadinanza. Per la loro natura effimera
erano perciò stampate su carta non sempre di buona qualità che, per l'enorme
deperibilità e per la destinazione quasi esclusivamente privata e legata
"all'occasione", è giunta fino a noi soltanto in piccola parte. La pubblicazione
di rime augurali, spesso corredate da immagini incise, necessitava quindi
del coinvolgimento non solo di eruditi e poeti bolognesi del tempo, spesso
autori di spicco, ma anche di una moltitudine di artisti, tra cui un posto
di primo piano era occupato dagli accademici clementini, chiamati a realizzare
apparati ornamentali incisi, spesso consoni alla destinazione di ciascuna
pubblicazione. In formato di opuscoli, volumi, o fogli volanti
venivano di norma offerti in dono con affetto e deferenza ai protagonisti
stessi o ad amici e parenti il giorno della festa o dell'evento di cui
sancivano l'importanza. La versione più elegante e raffinata su drappi
di seta colorata era destinata alle autorità presenti all'occasione
o a decorare le pareti delle chiese o dei palazzi dove si svolgeva la cerimonia.
Le nozze e le lauree, la nomina ad una carica di prestigio come il gonfalonierato
di giustizia, le monacazioni, le celebrazioni della prima messa, le ordinazioni
al sacerdozio, le promozioni cardinalizie, le processioni e feste religiose,
l'eloquenza oratoria di un predicatore, le nascite, i battesimi, i compleanni,
le guarigioni e persino la morte diventano nell'Italia moderna riti e
mezzi attraverso cui l'emergente ceto borghese ostenta pubblicamente il
proprio prestigio sociale, esprimendo la tendenza tipica del tempo a solennizzare
spettacolarmente eventi lieti e tristi attraverso tutte le risorse sia
di amplificazione oratoria che di retorica visiva.